Nel capitolo numero quattro di “My Room” Mr. 15mins ha incontrato il duo italiano Tempelhof. Nell’esclusivo live viene suonato un inedito e una traccia che uscirà a breve per l’etichetta britannica Aficionado. Oltre al live mistico di 15minuti che che i due ragazzi hanno magistralmente confezionato in esclusiva per 15mins, hanno risposto a qualche domanda su alcune curiosità e altro.
Mr. 15mins: ” Un nome tedesco per un gruppo italiano, come mai la scelta di questo nome per rappresentarvi?”
Tempelhof: “Questione di fascinazioni e di fortunate coincidenze. E’ nato quasi prima il nome del progetto… o meglio, tutto era a un livello talmente embrionale da non necessitare di un nome. Era il 2007 e io e Luciano ci eravamo da poco ritrovati dopo la separazione della band in cui militavamo entrambi. Il motivo principale per il quale eravamo tornati a lavorare insieme era la registrazione di un mio disco solista, un lavoro influenzato dal folk e dall’indie rock. Luciano aveva uno studio e ottime competenze da tecnico del suono e produttore. Passando molto tempo “seppelliti” in quello che ancora oggi è il nostro amato “Bunker”, è stato naturale iniziare a lavorare su qualcosa che fosse condiviso. Luciano aveva una traccia sulla quale stava lavorando e, quasi per gioco, ci ho registrato sopra una linea di chitarra elettrica. Ricordo che l’abbiamo mixata al volo la notte stessa. L’indomani avevo un volo da prendere per Berlino, dove sarei rimasto qualche giorno a casa di un carissimo amico pittore che viveva a Neuköln. La song registrata la notte precedente era partita insieme a me e l’ascoltavo di continuo. Così, un giorno, il mio amico Mizzi mi porta a vedere l’aeroporto di Tempelhof, io avevo quel suono nelle orecchie… fu naturale pensare: “ci chiameremo così, Tempelhof!”.
Mr. 15mins: “Dal primo album uscito per l’etichetta Distraction di Newcastle al secondo album uscito per Hell Yeah ci sono molte differenze, sound e generi diversi, un orientamento più elettronico nel secondo lavoro rispetto al primo. Quanto vi piace contaminare il vostro prodotto musicale e come nasce un disco dei Tempelhof?”
Tempelhof: “La contaminazione è fondamentale perché il suono si possa evolvere. E’ un discorso che si approssima alla genetica: più c’è ricchezza di elementi, più la sintesi è affascinante. Il nostro ultimo lavoro è figlio di un percorso piuttosto lungo che ci ha visto girovagare alla ricerca di una suono che portasse alla “pace” artistica. Lo abbiamo detto più volte durante le interviste e ne siamo sempre più convinti: Frozen Dancers rappresenta, contemporaneamente, un passo in avanti e uno indietro rispetto a ciò che abbiamo pubblicato in precedenza. Siamo tornati ad atmosfere che caratterizzavano i nostri primi lavori, ma lo abbiamo fatto con una consapevolezza e un bagaglio di esperienza che prima non possedevamo”.
Mr. 15mins: “E’ uscito in questi giorni il vostro disco in collaborazione lo storico Gigi Masin, cosa dobbiamo aspettarci?”
Tempelhof: “Anima, leggerezza, verità. Tre parole potrebbero bastare a definire Hoshi, un lavoro del quale andiamo molto fieri e che ci ha permesso di conoscere artisticamente in profondità un musicista straordinario come Gigi Masin. E’ un disco che segna l’incontro di due sensibilità differenti ma molto affini, coerente nella diversità… insomma, non dovremmo essere noi a dirlo, ma siamo convinti sia un album che merita di essere ascoltato e compreso a fondo!”
Mr. 15mins: “Cosa ne pensate della diatriba hardware analogici o hardware digitali?”
Tempelhof: “Mah, la troviamo piuttosto stucchevole, onestamente. Noi amiamo l’analogico per il calore che riesce a esprimere quando cerchi il groove perfetto, l’arpeggio percussivo profondo, il lead o la bassline che buca… lo amiamo e facciamo ricorso agli oscillatori molto spesso. C’è, però, da dire che il digitale, inteso come synth, ha fatto la sua comparsa a metà degli anni ’80 e, alcuni paddoni dell’epoca, che puoi ritrovare in macchine come, ad esempio, la Roland D 50, la Korg DW 8000 o la Yamaha DX 7, sono magistrali e negli ultimi tempi ci siamo divertiti molto ad esplorarli! Usiamo anche alcuni VST che suonano molto bene, insomma, non ci interessa molto schierarci da una parte, piuttosto che dall’altra. Semplicemente si può fare un uso intelligente di analogico e digitale senza, per forza, essere dei “Talebani”.
Mr. 15mins: “Con quale musica sono cresciuti i Tempelhof e da quali artisti avete attinto per arrivare al vostro sound?”
Tempelhof: “In ordine sparso, da label come Innovative Communication, UR, Blue Note, Warp, Mo Wax, Kranky e da artisti come My Bloody Valentine, June of 44, Ride, Charlie Parker a Erik Satie, Brian Eno, Arthur Russell, Aphex Twin, Fennesz, dalla scena Kraut Rock…”
Mr. 15mins: “Nel panorama musicale odierno ci sono numerose release e la difficoltà maggiore da ascoltatore è ascoltarle tutte :-), se si è un’artista invece lo scoglio da superare è promuoversi nel modo giusto e nei canali giusti. Proprio a riguardo quanto è importante essere rappresentanti da un’etichetta piuttosto che un’altra? Hell Yeah Rec. pare avere le cartucce giuste in questo periodo”.
Tempelhof: “Quello che dici è vero, nel senso che si fatica ad emergere, o meglio, è necessario insistere e continuare a produrre per trovare una propria dimensione. La cosa più importante è scrivere musica che sia “timeless”, urgente e onesta e non cadere nel rischio di seguire il trend del momento. Questo è anche l’approccio di Marco, il label manager di Hell Yeah, con il quale abbiamo un rapporto molto stretto di collaborazione e condividiamo la medesima visione. Hell Yeah si sta guadagnando grande visibilità nel panorama elettronico internazionale e questo per noi è fondamentale”.
Mr. 15mins: “I vari promoter preferiscono spesso il dj al gruppo che suona musica dal vivo, come mai secondo voi accade ciò? C’è forse la paura di rischiare e di proporre qualcosa di nuovo?”
Templehof: “Mala tempora currunt! La cosa è, probabilmente, ciclica o, comunque, destinata a ridimensionarsi. Negli anni novanta, così come nei primi duemila, i live show erano ancora parecchio numerosi, grazie a un pubblico fedele e appassionato… forse faceva più figo andare ai concerti di quanto non lo faccia per chi ha vent’anni oggi. Poi le cose si sono rovesciate, il dj è diventato una rockstar vera e propria, la musica dance, in particolare, ha conquistato la ribalta, sono nati i primi festival da migliaia di persone… sono arrivati i soldi veri, insomma, la partita, anche se a diversi livelli, si gioca sul business e i promoter si sono adeguati. Capita di vedere un po’ sempre gli stessi artisti in giro, sui quali c’è grande hype. Il principio è piuttosto chiaro: pago molto per avere un dj che, però, mi fa incassare moltissimo, quindi, perché dovrei scommetere su un progetto artistico poco conosciuto, anche se valido, quando posso andare sul sicuro? Certo, questo tipo di atteggiamento, da un punto di vista deontologico, è deprecabile, oltre che profondamente sbagliato… ma sul lato economico funziona e, in tempi di crisi, nessuno si fa troppe domande a riguardo. Però, devo dire che, ultimamente, si avverte qualche segno di inversione di rotta, la gente si sta probabilmente stancando di vedere un po’ sempre lo stesso show, anche se con interpreti diversi”.
Mr. 15mins: “Quale strumentazione utilizzate nei vostri live?”
Tempelhof: “Ci piace portarci dietro parecchia roba: tre, quattro synth, campionatore, chitarra, computer, effetti… abbiamo voglia di divertirci e di prenderci qualche rischio. Potremmo uscire con due laptop, ma non sarebbe la stessa cosa. Per ricollegarci a quanto si diceva prima, quando c’è tanta offerta è necessario distinguersi in più possibile e iniziare, di nuovo, a dare qualcosa in cambio alla gente che sceglie di venire a vederti dal vivo”.
Mr. 15mins: “Nelle vostre performance c’è l’unione dei video alla musica suonata, quanto ritenete importante creare un legame tra le due arti?”
Tempelhof: “La fusione è totale. Nei nostri concerti le componenti audio e video hanno pari dignità. Con Sorry Boy, l’artista che cura per intero il lato visuale del progetto Tempelhof, c’è un rapporto di totale libertà: lui costruisce autonomamente le trame video partendo dalla musica, l’esatto contrario di ciò che accadde all’inizio, quando fu lui a chiederci di musicare alcuni filmati d’epoca che stava rieditando. Suoniamo praticamente al buio, cercando di creare un ambiente il più possibile evocativo, vogliamo che chi assiste a un nostro live sperimenti un viaggio verso un altrove (im)possibile e, quindi, migliore…”
Mr.15mins: “Quali sono i vostri progetti futuri?”
Templhof: “Il brano che eseguiamo nel video è una extended version di Piano Piano, una delle due tracce che pubblicheremo a luglio per Aficionado Recordings, label seminale inglese e autorità in ambito balearic. Entro fine anno usciremo sul secondo volume di Moon Rock, compilation ambient-elettronica dell’americana Throne of Blood e stiamo già lavorando a materiale nuovo da pubblicare appena possibile”.
english version
Mr.15mins: “A german name for an italian band. Why did you choose it to represent you?”
Tempelhof: “Was a matter of fascination and fortunate connections. The name came first than the project or, better, the project was on a very embrional level when we thought about it… so embrional to not need a name. Was the 2007 when me and Luciano started working together again after the split of the indie rock band in which we both played. Luciano had a studio and very good competences as producer and we were working on a mine solo folk rock project. Was rather natural to focus on new material. One of those night he made me listen to an electronic tunes that he was recording, I’ve put a guitar line on it and the very next day I’ve catched a flight for Berlin where I spent one week at a friend’s place. One day this friend took me to the Tempelhof airport, which architecture is incredibly visionary and inspiring, I still had that song in the head and suddenly i thought: “the band will be called Tempelhof”.
Mr. 15mins: “There are a lot of differences between the debut album on Distraction records and the second released for Hell Yeah Recordings, which appear much more influenced by electronic. How much do you like to contaminate your sound and how does a tempelhof album take shape?”
Tempelhof: “The contamination is crucial for the sound evolution. It’s something that approximates the genetic science: more elements you have, more fascinating will be the synthesis. Our latest work is son of a rather long path that seen us wandering around looking for a sound that would lead us to a kind of “artistic peace”. We said it several times during interviews: Frozen Dancers is, at the same time, one step forward and one step back from what we have published previously. We returned to the atmospheres that characterized our early works, but we did it with a superior awareness and with a wealth of experience that we did not possessed previously”.
Mr. 15mins: “Your new album in collaboration with the legendary composer Gigi masin is out now. What should we expect by it?”
Tempelhof: “Soul, lightness, truth. Three words could be enough to define Hoshi, a work of which we are very proud and that has allowed us to know artistically in depth an extraordinary musician like Gigi Masin. It’s an album that marks the meeting of two different but very similar sensitivity and deserves to be listen and understood!”
Mr.15mins: “What do you think about the diatribe between analog and digital?”
Tempelhof: “Well, we find it rather sickening, honestly. We love the natural warm of the analog, especially when we are looking for grooves, deep percussive arpeggios, lead or bassline… we love it and we use it very often. But some digital synths from the eighties are big classics, machines like Roland D 50, Korg DW 8000 or the Yamaha DX-7 are masterful and, recently, we had great fun with them! And sometimes we also use some VST that sound very good. Basically, we don’t care much about the diatribe, it’s possible to do an intelligent use of analog and digital without, necessarily, being like “Talibans”… if you know what I mean…”
Mr.15mins: “Which are your musical influences?”
Tempelhof: “Labels like Innovative Communication, UR, Blue Note, Warp, Mo Wax, Kranky and artists like My Bloody Valentine, June of 44, Ride, Charlie Parker a Erik Satie, Brian Eno, Arthur Russell, Aphex Twin, Fennesz, the Kraut Rock scene, just to name a few…”
Mr. 15mins: “As artists, the most difficult thing is to promote yourself in the right way. How is important to be represent by a label like Hell Yeah Recordings?”
Tempelhof: “That’s true, it’s really hard to emerge nowadays, it’s necessary to find your own dimension in music. The most important thing is to write “timeless” music, urgent, honest and not falling into the trap of following the trend of the moment. This is also the way of Marco, the label manager of Hell Yeah, with whom we have a very close relationship. Hell Yeah it is gaining visibility in the international electronic scene and this is crucial for us”.
Mr.15mins: ” It looks like that promoters are increasingly oriented on dj set instead than live shows. Why? Are they probably afraid to invest in something new?”
Tempelhof: “Well, in the nineties, as well as in the early years of the new millennium, the live shows were still quite numerous, thanks to a loyal and passionate crowd … going to concert was cool, probably more then what happen today among the teenagers. Things are reversed now: DJs are real rockstars, the dance music, in particular, has grown up, there are a lot of festivals with thousands of people … they got real money in short time and, although at different levels, the promoters have follow the trend. It’s easy: I pay a lot to have a DJ who, however, makes me get a lot of cash, so why should I bet on an unknown artist, even if valid, when I can play it safe? Of course, this kind of attitude is regrettable, as well as profoundly wrong … but in times of crisis, no one asks too many questions about it. However, I must say that, I can see some sign of change, the people are probably getting tired of seeing always the same show, although with different interpreters”.
Mr.15mins: “What kind of line up do you have on stage?”
Tempelhof: “We like to bring a lot of stuff on stage: three, four synthesizers, samplers, guitars, computer, effects … we want to have fun and take some risks. We could play with just two laptops, but it wouldn’t be the same thing. To reconnect to what we said before, when the offer is big, you need to be as much as possible different from any other, giving something back to the people who choose to come to see you live”.
Mr.15mins: “In your live set you usually play with visuals. How is important the mix of music and images?”
Tempelhof: “In our concerts the audio and video components have equal dignity. Sorry Boy, the artist who takes care about the visual part of the Tempelhof project, is free to builds autonomously the video plots starting from the music. We play pretty much in the dark, trying to create an evocative environment and lead the crowd to experience a journey toward an (im) possible and, therefore, better place…”
Mr.15mins: “Which are your future projects?”
Tempelhof: “The song that we perform in the video is an extended version of Piano Piano, one of the two tracks that we will publish in July for Aficionado Recordings, seminal british label and balearic authority… Within this year, we’ll go out on the second volume of Moon rock, an ambient-electronic compilation of the american Throne of Blood. Then, we’re already working on new material to be published as soon as possible”.
Buona visione!